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La donazione di latte umano:

un gesto semplice ma molto importante

 

Il latte umano donato, che per molti bambini in condizioni cliniche precarie rappresenta la miglior alternativa al latte materno, un vero e proprio complemento terapeutico, deve essere sicuro e di buona qualità.

Le Banche del latte umano, che svolgono la loro preziosa attività grazie alla generosità di donatrici volontarie accuratamente selezionate, distribuiscono il prodotto solo dopo averlo sottoposto a controllo e a trattamento termico.

Le donne che donano una quota del proprio latte e che con pazienza e responsabilità attuano le procedure per l’estrazione e la conservazione indicate dall’ AIBLUD, contribuiscono meritoriamente a proteggere la salute dei bambini più “fragili”.

 

 

Ogni donna che allatta può divenire donatrice?

 

Tutte le mamme in buona salute e con un corretto stile di vita, che allattano da meno di sei mesi e che producono una quantità di latte superiore alle necessità della propria prole, possono divenire donatrici.

 

 

Qual è la prassi per divenire donatrice?

 

Chi sceglie con sensibilità e responsabilità di offrire una quota del proprio latte alla banca può contattare il centro di riferimento e sottoporsi ad un semplice screening che consiste nella valutazione della storia clinica e nell’esecuzione di esami sierologici (epatite B, epatite C, infezione da HIV).

Il personale della banca, seguendo una collaudata procedura, sottopone alla potenziale donatrice un questionario per individuare le situazioni in cui la donazione è sconsigliata. A causa di particolari condizioni di salute o comportamenti della donna, infatti, può verificarsi il passaggio nel latte di agenti infettivi o tossici.

In alcune circostanze l’allattamento del proprio figlio può essere praticato, magari con qualche cautela, ma la donazione del latte è francamente da evitare.

Non può divenire donatrice la donna che mette in atto comportamenti a rischio (uso di droghe o di determinati farmaci, fumo di sigaretta, abuso di alcolici e caffè, diete incongrue ecc.), che è affetta da patologie acute o croniche, che è sieropositiva per alcune infezioni virali (epatite B, C, infezione da HIV ecc), che è stata trasfusa recentemente con emoderivati ecc.

 

 

Ulteriori informazioni

 

Lo staff dalle Banche del latte è sempre disponibile a fornire indicazioni e consigli sullo stile di vita, la dieta e a prevenire o risolvere eventuali problemi relativi all’allattamento al seno e la donazione.

All’inizio della collaborazione le donatrici ricevono informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano e sono pregate di redigere un consenso scritto per il trattamento dei dati personali (legge n° 675 del 31/12/96) e per l’esecuzione degli esami sierologici.

 

 

Quanto latte e per quanto tempo si dona normalmente?

 

Anche piccole quantità di latte sono utili per i neonati pretermine e malati (un neonato di peso molto basso spesso inizia ad alimentarsi con meno di 20 cc di latte al giorno).

Sono consigliate le raccolte protratte e regolari (l’estrazione routinaria, una o più volte al giorno è la più efficace), anche se di volume non elevato.
Molte nutrici preferiscono raccogliere il latte per la Banca dopo la poppata del loro figlio. Questa pratica, determinando lo svuotamento completo dei seni, è anche un valido stimolo per la produzione di latte.

La quota di latte donato varia da donna a donna e in relazione alla fase dell’allattamento. Si dona la quantità che è ragionevolmente possibile e per il tempo che si desidera. Ogni goccia di latte è importante, specialmente se è di madre che ha partorito prima del termine o da poche settimane (per le speciali caratteristiche nutrizionali e protettive).

E’ preferibile, quindi, che la donazione inizi prima possibile dopo il parto (entro il primo mese), dopo che è stata superata ogni difficoltà e l’allattamento al seno appare ben avviato.

Non è incoraggiata invece la donazione oltre il sesto mese dal parto, quando, in genere, inizia lo svezzamento del figlio e le caratteristiche del latte divengono meno adeguate ai fabbisogni dei neonati riceventi.

 

 

Quali sono le procedure per l’estrazione del latte?

 

Il latte può essere estratto in un locale attrezzato correlato alla Banca oppure spremuto a domicilio. La donatrice viene adeguatamente informata sulle procedure da seguire e fornita dei materiali e dei dispositivi necessari.

A domicilio la spremitura del seno può essere effettuata manualmente o con un tiralatte (manuale o elettrico). Per donazioni protratte nel tempo è preferibile l'uso di un tiralatte elettrico, più pratico ed efficace.

Il latte è un ottimo terreno di coltura per i germi: per evitare che giunga alla Banca inquinato e che debba essere quindi scartato, è necessario che sia raccolto e conservato rispettando scrupolosamente alcune semplici misure di igiene consigliate dal personale.

Fra queste sono fondamentali l’accurato lavaggio delle mani (prima dell’estrazione) e di tutti i materiali che sono venuti a contatto con il latte (tiralatte manuali e parti di quelli elettrici, contenitori ecc). I materiali dopo il lavaggio devono essere sottoposti a disinfezione e riposti in ambiente igienicamente idoneo.

 

 

Modalità di conservazione del latte

 

Il latte deve essere conservato in idonei contenitori sterili forniti dalla struttura di riferimento. Dopo ogni singola raccolta il contenitore deve essere chiuso ermeticamente e raffreddato rapidamente. Si raccomanda di conservare il latte in frigorifero (a +4°C) per un periodo non superiore alle 24 ore; durante questo lasso di tempo si possono fare nuove aggiunte al medesimo recipiente avendo cura di raffreddare la nuova quota di latte e seguendo scrupolosamente le norme igieniche. Per conservazioni più prolungate occorre collocare il contenitore nel congelatore (a – 18°C) evitando di fare aggiunte successive e di riempirlo completamente. Ogni recipiente deve essere etichettato con il nome della donatrice e la data di estrazione.

 

 

Attività delle Banche del latte: controllo, trattamento, conservazione, distribuzione del latte donato

 

Le BLUD italiane fanno riferimento alle “Linee Guida per la costituzione e l’organizzazione di una Banca del Latte Umano Donato” della Società Italiana di Neonatologia (SIN), redatte sulla base dell’ analisi critica di studi scientifici, delle procedure seguite da associazioni di Banche del latte di altri paesi (Stati Uniti, Regno Unito etc) di leggi nazionali (Francia), del parere di esperti.

La qualità del prodotto è garantita dall’accurata applicazione delle procedure: screening delle donatrici, modalità di raccolta e conservazione del latte, controlli organolettici, fisici e batteriologici, pastorizzazione, documentazione degli atti medico-amministrativi.

Il trattamento termico rappresenta l’aspetto centrale dell’attività della Banca: tutto il latte donato deve essere pastorizzato prima dell’uso.

La pastorizzazione, che consiste nel riscaldamento del latte in bagnomaria (in genere a 62,5°C per 30 minuti), distrugge la maggior parte dei germi patogeni in modo che il prezioso alimento possa essere utilizzato senza rischi significativi e al tempo stesso ne rispetta sufficientemente le peculiari caratteristiche biologiche e nutrizionali.

L’accurata esecuzione delle procedure consente di ottenere un valido compromesso tra sicurezza d’uso e qualità nutrizionale.

Il latte pastorizzato viene congelato e stoccato in biberon sigillati ed etichettati e viene fornito, su ricettazione medica, ai centri di neonatologia, ai servizi di pediatria e a pazienti presso il proprio

domicilio per i quali ci sia una giustificata indicazione.

 

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